lunedì 22 ottobre 2007

Cuore di Tenebra

CUORE DI TENEBRA di JOSEPH CONRAD
L'ultimo libro, finito con qualche sforzo, è stato Cuore di Tenebra (Heart of Darkness) di Joseph Conrad, che ha richiesto impegno perché non è una lettura facile. Se lo stato d'animo del lettore è quello di chi cerca un libro d'avventura, ebbene la delusione può arrivare. Volendo riassumere, il libro tratta dell'esperienza di un uomo, di nome Marlow, navigatore nell'ambito delle esplorazioni coloniali operate, all'inizio del XX secolo, dal Belgio di Leopoldo II nei territori del Congo (ex-Zaire). Fino a qui niente di nuovo: non è, infatti, nascosta l'influenza che una simile esperienza vissuta da Conrad proprio in Congo ebbe sullo scrittore. Il fascino di Marlow, come quello di Conrad, prende piede dal desiderio, di esplorare "the blankest of blank spaces", ovvero quei territori misteriosi e cupi, che non erano ancora stati raggiunti dai colonizzatori; le atmosfere di conseguenza sono spettrali. Assistendo ad uno spettacolo inquietante quale una danza rituale di una tribù locale ("turbinare di membra nerissime"), Conrad, attraverso il discorso di Marlow, definisce in maniera perfetta le sensazioni suscitate da tale visione. La "cornice" della visione, la giungla, perde qualsiasi caratteristica terrestre, ovvero ogni rapporto con ciò di cui abbiamo possibilmente fatto esperienza. Sostiene Marlow che "la mente dell'uomo può adeguarsi a qualunque cosa: poiché ogni cosa si trova in lei, il passato non meno del futuro", ma ogni ricerca è perduta in partenza, perché è in noi molto più presente quella bestiale componente dell'animo che la sua artificiosa negazione.Giungo al "baricentro" del racconto: Mister Kurtz, un dipendente della compagnia per la quale lavora Marlow, ormai da tempo in Africa, che si occupa della cartografia di quei territori, nonché della ricerca di avorio. La sua figura rappresenta il vano e insensato tentativo della società "occidentale" di omologare a se stessa tutto ciò che sente come estraneo, senza chiedersi se lo sia o no. Non a caso si parla di Kurtz come di un "santo e reietto della "civilizzazione" del continente nero". Egli è venuto a contatto con la vita selvaggia, libera, feroce, bestiale, delle popolazioni indigene, che hanno fatto di Kurtz il loro idolo. Al momento dell'incontro fra Marlow e Kurtz la situazione di apparente supremazia dei bianchi è già terminata: il "cuore di tenebra" dell'Africa ha ripreso il sopravvento. L'unica reminiscenza di Kurtz è l'orrore provato davanti a tali spettacoli, e questa sensazione lo accompagnerà fino al momento del trapasso.Il diretto legame che questo libro mi ha suscitato con la storia del presente è proprio riguardo al fatto di ciò che è considerato civile e ciò che non lo è. Ovviamente nessuno può stabilire un metro, neppure arbitrario: dovere di chi veramente desidera capire è quello di essere aperto a tutto, per non doversi poi pentire nel momento in cui si troverà a fronteggiare situazioni fino a quel punto ritenute impossibili.
Giovanni Bazzoni, Liceo Scientifico SEVERI, Milano

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