martedì 5 maggio 2009

A Cannes il film shock di Von Trier


Antichrist è un film che ho scritto di getto, di istinto, senza troppe analisi". Lars von Trier festeggia 25 anni di cinema e racconta del suo ultimo film, Antichrist appunto, in concorso al Festival di Cannes e in uscita il 22 maggio in Italia (distribuito da K Films). Del film finora si sono viste alcune immagini e il trailer. Una è un'immagine degli unici due interpreti, Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg, che fanno l'amore sdraiati ai piedi di un grande albero, dai cui rami spuntano mani umane che li accarezzano, un'immagine impressionante. Il trailer è decisamente più tradizionale. "Se hai visto il trailer, in pratica hai visto tutto il film" dice Lars von Trier con una smorfia. La storia di Antichrist è semplice: un uomo e una donna si ritirano in un piccolo rifugio in una foresta a piangere la perdita del figlio e cercare di andare avanti con la loro vita.

Nella fase preparatoria lei ha visto moltissimi film dell'orrore giapponesi. Che impronta ha dato al suo film dopo averli visti?
"Alcuni dei film giapponesi dell'orrore che ho visto erano molto piacevoli e ben fatti. Per esempio "The ring". Ma non mi hanno influenzato direttamente. Sono pervenuto ormai a una mia versione personale dell'horror: di rado un film resta nel solco del genere al quale appartiene dopo essere passato per le mie mani. Se parto col voler fare un film horror, poi magari finisco col fare qualcosa di ancora più estremo. Come qui".

Il film riflette qualcosa della sua vita personale?
"No, non proprio. Antichrist si ispira molto a Strindberg. Ma anche Dante mi è stato di grande ispirazione. Del resto, chi non ne è stato influenzato? Il film oltre a varie tematiche, affronta anche quella di un personaggio in terapia, quindi qualcosa che io ho vissuto direttamente".

Il film ha due soli protagonisti: una novità per il suo cinema.
"È stato stimolante fare una cosa completamente nuova. Uno pensa che un film così sia destinato a essere noioso, ma mi auguro che non lo sia affatto. Se però giro due volte la stessa tipologia di film di sicuro mi annoio io. E per evitare di annoiarmi mi piace sperimentare, cimentarmi sempre in qualcosa di nuovo. Vado dove mi porta la passione".

Perché ha scelto Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg?
"È stato magnifico lavorare con entrambi. Charlotte è una persona molto riservata. È arrivata tardi in questa produzione, e penso che parte del problema che abbiamo incontrato nel trovare un'attrice davvero interessata al progetto dipende dalla natura in qualche modo pornografica del film. Diciamolo: non è un film per tutti. Immagino che sia questa la ragione per la quale molte attrici alla fine rifiutavano la parte. Willem Defoe è stato anche lui eccezionale con tutte le sfide che ha dovuto affrontare".

Da dove nasce il titolo "Antichrist"?
"È un titolo ben azzeccato. È difficile spiegare per quale motivo il film si intitoli proprio così. Sono sicuro che scoprirò che gli spettatori trarranno conclusioni diversissime in merito".

Nel film pare che non si parli espressamente di religione, ma qual è la sua posizione sull'argomento?
"Sono sempre più convinto che la religione sia soltanto un mucchio di idiozie. Mi sembra qualcosa che alcuni hanno inventato per far sì che tutti gli altri si comportassero in un certo modo. La religione è un insieme di leggi create dagli uomini, che non hanno nulla di divino. Forse nel mondo c'è qualcosa di divino - non mi sento di escluderlo - ma tenendo presente che sono un democratico, è difficile poi scegliere una religione rispetto a un'altra. Quale si dovrebbe scegliere? Le sembra giusto che chi abita in un dato continente debba essere salvato e gli altri popoli debbano essere destinati a un'eterna condanna?".

Ha detto di essere entrato in terapia. Perché?
"Tre anni fa ho sofferto di depressione per la prima volta in vita mia. Con questo film ho cercato di reagire, di riprendermi rispetto a quando me ne stavo sdraiato a letto a fissare il muro per giorni. L'ho fatto per due mesi, ininterrottamente, senza avere l'energia di fare altro. È stata un'esperienza molto difficile. A quel punto non immaginavo nemmeno di poter tornare a fare un altro film. Ciò significa che per Antichrist non è che io abbia lavorato proprio a pieno regime. I medici mi hanno detto che occorre proseguire le terapie farmacologiche fino a cinque anni dopo la fine della depressione".

Ha idea del perché è caduto in depressione?
"Nessuno sa di preciso per quali motivi si cada in depressione, ma io ho una mia teoria. Sono anni che combatto contro alcune fobie e credo che quando le fobie diventano intollerabili, il corpo cerchi in un certo senso di prendersi una pausa, e in questa situazione si cade in depressione. L'intensità della depressione può variare, e alcune persone vogliono gettarsi giù da un ponte. Ma nel mio caso non è stato così. Anche se forse alcuni critici cinematografici l'hanno sperato".

Cosa si aspetta dal festival di Cannes?
"Andare a Cannes è sempre un investimento... Così posso finanziare il mio prossimo film".

(Copyright Ifa-La Repubblica - Traduzione di Anna Bissanti)

(5 maggio 2009)

Nessun commento: