lunedì 24 novembre 2008

La fabbrica dei tedeschi

Una pellicola che dà voce alla rabbia, alle domande senza risposta di come sia potuto accadere, al dolore dei parenti delle vittime
Il drammatico racconto del rogo all'acciaieria Thyssen-Krupp dove morirono 7 operai.

Presentato nella giornata dedicata dalla Mostra del cinema di Venezia al dramma delle morti sul lavoro, La fabbrica dei tedeschi racconta la tragedia della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni di Torino in cui, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, un incendio divampa e sette operai perdono la vita. I colleghi, giunti in loro aiuto, tentano invano di spegnere le fiamme, ma gli estintori non funzionano. Un incidente fatale, che si poteva evitare, se fossero stati effettuati i controlli e una manutenzione regolari.
La fabbrica dei tedeschi è una pellicola che dà voce alla rabbia, alle domande senza risposta di come sia potuto accadere, al dolore dei parenti delle vittime, alle accuse ai responsabili dell'azienda. La struttura narrativa del film è costituita da un prologo in bianco e nero in cui Valeria Golino, Monica Guerritore, Luca Lionello, Silvio Orlando, Rosalia Porcaro, Vincenzo Russo e Giuseppe Zeno impersonano i parenti delle vittime, rievocando gli ultimi istanti prima della tragedia, e da un documentario che si sviluppa seguendo il filo delle dichiarazioni dei testimoni su quello che accadde quella notte e nelle settimane precedenti. I racconti dei parenti delle vittime, ripresi spesso in primissimo piano, quasi per coglierne ogni più piccola reazione, restituiscono con efficacia l'orrore di quanto è accaduto, la consapevolezza da parte delle vittime della pericolosità di quella situazione lavorativa, il loro accettare, ciononostante, quelle condizioni, nell'attesa e speranza di una vita migliore. C'era chi sognava di aprire un bar, chi, invece, un ristorante a conduzione familiare: certi, in ogni caso, che di lì a poco, tutto sarebbe cambiato.
"I sette morti", dichiara Mimmo Calopresti, "ci hanno svegliato dal sogno e ci hanno portato davanti alla realtà: un incubo fatto di pericoli, fuoco, fiamme e lavoratori, operai che ancora oggi mettono a repentaglio la propria vita sul luogo di lavoro. Gli invisibili dell'azienda modello diventano, in una sola notte, tragicamente visibili". Il regista ha il pregio di restituire al meglio lo strazio per quelle vite spezzate, il dolore muto delle mogli, dei genitori e dei figli per una perdita di cui ancora devono elaborare il lutto e per tali ragioni La fabbrica dei tedeschi è riuscito nel suo intento.
Tuttavia, se nel riprendere tematiche di questa urgenza, il rischio maggiore, sempre latente, per un regista è quello di scivolare dalla documentazione di un evento alla sua rappresentazione, a una, per quanto involontaria, spettacolarizzazione, o a certi compiacimenti linguistici, come ad esempio mostrare la troupe mentre gira, ci sembra di poter affermare, che a questa tentazione, seppure per qualche istante, Mimmo Calopresti non abbia saputo resistere.
Luisa Cerreto

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