sabato 27 settembre 2008

Sfide senza regole



Un film di Jon Avnet. Con Al Pacino, Robert De Niro, 50 Cent, Carla Gugino, John Leguizamo, Donnie Wahlberg, Brian Dennehy, Dan Futterman, Trilby Glover, Rob Dyrdek. Genere Azione, colore 100 minuti. - Produzione USA 2008. - Distribuzione 01 Distribution - [Uscita nelle sale venerdì 26 settembre 2008]

Poliziotti a caccia di Killer, Ma non poliziotti qualunque. In «Sfida senza regole» i miti di Hollywood lavorano spalla a spalla: «Tra noi grande feeling», raccontano. Cronaca di un set straordinario.
La sanno lunga. Lo si legge nei loro occhi quando scendono, sornioni, rilassati, circondati da un'aura impenetrabile, dall'auto che li porta sul set di Sfida senza regole. Righteous Kill (in uscita in Italia il 26 settembre). Lo si legge negli occhi dello staff; del regista Jon Avnet, perfino nello sguardo devoto e remissivo del terribile Curtis Jackson, alias 50 Cent, il rapper che ogni tanto si dedica al cinema e se, sul suo palco, è una tigre feroce, qui è un agnellino che prende appunti e racconta disarmante: «Anche quando non devo girare vengo sul set per imparare guardandoli lavorare».
Al Pacino e De Niro - una coppia che vale da sola una buona fetta della storia del cinema americano - arrivano come carismatici principi nel parco di Bridgeport, amena cittadina del Connecticut dove si girano le parti non newyorchesi del newyorchisissimo film che racconta di due veterani poliziotti della Grande Mela che, a un passo dalla pensione, vengono richiamati da un brutale e singolare omicidio (firmato con alcuni esplicativi versi poetici) che richiama la precisa eventualità che si tratti di un serial killer.
In mattinata c'è stato un piccolo incendio nell'ufficio postale dove dovevano girare una scena, ma nel cinema non si può perdere una giornata e allora la troupe si è mobilitata in fretta e furia per allestire il set nel parco dove bisogna girare la scena di una partita di baseball. De Niro, malgrado l'età, si butta a giocare coi ragazzi, mentre dagli spalti Al Pacino ride. Sono tutti affascinati, a fianco delle due leggende.
i giocatori, De Niro lo possono anche spintonare. Nei gioco è tutto permesso. Ma già sul set è come vedere giocare assieme Pelé e Maradona. Nervosismo da eccesso di star? «Siamo amici da un sacco di tempo» tranquillizza De Niro in una pausa «e questo aiuta, crea una zona rassicurante». «Sì» gli fa eco Pacino «ci sentiamo a nostro agio, c'è confidenza, una complicità che in genere si acquista solo dopo molto tempo che si lavora insieme. Ma tra noi c'è una innata fiducia».
Eppure i due non hanno praticamente mai lavorato insieme. C'è un precedete, il film Heat, in cui interpretavano rispettivamente il cattivo e il buono, ma erano «a confronto» solo in un paio di brevi scene.
«Abbiamo parlato mille volte dell'eventualità di fare una cosa davvero insieme»I ricorda De Niro «È per un motivo o per un altro non se n'è mai fatto nulla. Ci conosciamo fin dai tempi dell'Actors Studio, ma, anche li, eravamo in classi diverse, non abbiamo mai recitato insieme». Dunque è un battesimo. Chi proprio non sta nella pelle è il regista Jon Avnet (Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, Qualcosa di personale). Dice: «Pensare a loro due insieme è come un sogno, ed è successo quasi per caso, se l'avessimo programmato non sarebbe mai successo. In realtà avevo dato la sceneggiatura a Bob e poi gli ho chiesto chi avrebbe visto nella parte dell'altro poliziotto. Lui ha risposto: Al, è ovvio. Io dissi che quella era un telefonata non proprio facile da fare, almeno per me». Ci pensò lo stesso De Niro e lo scritto fini in mano a Pacino, che racconta: «Ero molto nervoso. Avevo voglia di lavorare con Bob e Jon, e forse avrei detto si anche se la sceneggiatura non mi avesse entusiasmato. Ma, fortunatamente, l'ho trovata straordinaria».
E così è partita l'avventura. De Niro e Pacino sono due poliziotti, amici, ma anche rivali, con due differenti caratteri e con un mare di psicologia da riversare nelle parti. La storia è classica, in fondo, ci sono due poliziotti che inseguono un serial killer. Ma, grazie alla sapienza dei due, assume risvolti profondi e finisce per creare un gioco di specchi su quello che è diventata oggi New York e sulla confusione che regna a proposito dell'eterna distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male. E questa volta sono entrambi dalla parte della giustizia. Ma non era più facile, o almeno più suggestivo, interpretare il ruolo dei cattivi? «In un certo senso, sì» racconta De Niro «ma alla fine lo vedrete, non è poi così scontata che chi sta dalla parte della giustizia sia per forza nel giusto. I buoni non sono mai così buoni. E viceversa». Il parco è silenzioso, ci sono uccellini che cinguettano, un piccolo lago da una parte che ispira bucoliche riflessioni. In questa calma olimpica, singolare in una lavorazione cinematografica, le voci dei due attori risaltano con impressionante chiarezza. La tentazione di rinverdire con due superstar alcune delle loro più famose battute è forte, ma bisogna trattenersi. Del resto, anche tutti quelli che lavorano qui si trasformano in fan, automaticamente. Il rapporto professionale scivola fatalmente nell'idolatria, a cominciare dal regista. «Quando li vedo recitare» confessa Avnet «mi verrebbe da dire: ancora, non smettete».
Curtis Jackson, nome d'arte 50 Cent, è ancora più esplicito e dice qualcosa di davvero inimmaginabile: «Prima di cominciare a lavo rare ci siamo in contrati per la lettura del copione. Volevano essere sicuri che non fossi un disastro. Be', devo dire che sotto il tavolo avevo le gambe che mi tremavano. Poi ho imparato a rilassarmi ed è andata bene». Di lui, ora, dicono: «È formidabile». E regista lo descrive molto lontano dal cliché del rapper: un bravo attore, disciplinato e attento.
E poi ci sono loro due, i giganti, i monumenti viventi. Quando parlano si ha sempre l'impressione che a parlare sia uno dei loro personaggi. Sono talmente incastonati nei loro ruoli celebri, che la loro presenza fisica, per non dire la normalità di una conversazione fuori dal set, mantiene sempre qualcosa di irreale. A un certo punto scherzano tra di loro sugli inizi della carriera. Ricordano Il padrino dove recitavano in diverse fasi della saga dei Corleone: «Io sono tuo padre» dice solenne De Niro a Pacino, che ammette sorridendo. E a ricordare Il padrino si cade di nuovo nella tentazione. Potrebbero, per cortesia, recitarci un pezzetto del film? Tutti lo pensano, nessuno ha il coraggio di chiederlo, ma quando entrano nella limousine nera che deve riportarli sul set, sembra che Corleone padre e Corleone figlio si siano incontrati una volta ancora, e che finalmente possano dirsi tutto quello che non fecero in tempo adirsi allora.
Da Il Venerdì di Repubblica, 12 settembre 2008
Sito: La Repubblica

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