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giovedì 2 aprile 2009

OroNero

Presentato a Matera Oronero
per promuovere la Basilicata


MATERA - Un film «per promuovere la Basilicata e le sue risorse», a cominciare da quelle turistiche: con questo obiettivo, il regista Geo Coretti ha presentato oggi a Matera, ai giornalisti, il film Oronero, prodotto da Bluvideo. Il lavoro sarà programmato per 10 giorni prima di essere proiettato in altre città e sarà accompagnato il 3 aprile, data di presentazione al pubblico, da iniziative promozionali come la distribuzione di uova di cioccolato per i bambini e dalla presenza della banda musicale di Salandra (Matera). Per l'occasione saranno presenti attori e quanti hanno collaborato alla lavorazione del film, girato l’estate scorsa in diverse località del Materano. La pellicola ha una durata di cento minuti con musiche di Francesco Paolicelli. Protagonisti del film sono Maurizio Nicolosi, nei panni di un sacerdote “Don Cleto”, Maria Pia Autorino, investigatrice privata, e il materano Nando Irene nel ruolo del boss pugliese “Scannagatta”. Il film ruota intorno al tema del petrolio, l’oro nero, ai luoghi di ritrovamento, ai problemi, agli interessi, alle aspettative che desta tra i singoli e per il territorio. Nel cast anche i materani Giancarlo Fontana e Uccio Mastrosabato, alle prese con una eredità (l'oro nero) che li porta al centro di situazioni paradossali ed esilaranti.

Gazzetta del Mezzogiorno

lunedì 10 marzo 2008

No Answers, No Cure

giovedì 8 novembre 2007

Il mio Paese 2

lunedì 29 ottobre 2007

La Lucania - Festa Internazionale del Cinema Roma

Il 26 e il 27 ottobre presso la Casa della Memoria e della Storia a Roma si è tenuto omaggio alla produzione e conservazione di alcuni dei documentari che hanno riguardato la storia della Lucania. L'evento è stato curato dall'Associazione Culturale "Circolo Gianni Bosio" - Bosiocinema.

Il tema si sviluppava attorno alla salvaguardia e alla conoscenza della memoria, con particolare riferimento alle culture popolari in tutti i loro aspetti, da sempre oggetto del lavoro culturale del Circolo Gianni Bosio - non a caso presente tra le Associazioni costitutive della Casa della Memoria in Roma - ed il tema prescelto quest'anno si è sviluppato attorno a 14 corti e 3 lungometraggi d'autore: "Il cortometraggio etnografico ed antropologico ieri e oggi, autori e metodologie a confronto".
I documentari sulla Basilicata rinvenuti presso la Cineteca Lucana, rientrano nel periodo compreso tra il 1950 e il 1991; questi, pur non appartenendo ad un unico fondo, sono stati racchiusi in un unico gruppo e di seguito esaminati sulla base delle differenti tipologie di acquisizione (prestito, deposito, donazione, acquisto) e succesivamente suddivisi per tematiche ricorrenti: l'emigrazione, il folklore nelle tradizioni popolari, il progresso apportato con la Riforma Agraria e infine i documentari con vocazione turistica.
Poiché la maggior parte dei documentari sulla Basilicata della Cineteca Lucana rientra nella categoria del documentario etnografico, ci si è soffermati sul rinnovato interesse di quegli anni nei confronti delle discipline antropologiche e sull' incontro tra cinema e ricerca sociale con l' "Urgent anthropology" e con la figura dell'etno-cineasta, facendo un riferimento ad Ernesto De Martino e Carlo Levi, personaggi importanti di quel periodo in Lucania, come si evince dagli stessi documentari oggetto del presente lavoro, alcuni dei quali sono stati di seguito analizzati perchè ritenuti più interessanti.
I riti arcaici sono stati evidenziati attraverso l'analisi di Vigilia di mezza estate del 1959 di Gian Vittorio Baldi e La Passione del grano di Lino Del Fra del 1960 di ispirazione demartiniana; il riferimento a Levi si evince nell'analisi pittorico - cinematografica del quadro Lucania '61 in Lucania di Levi di Massimo Mida Puccini del 1962 e La Lucania di Levi del 1991 di Carlo Prola.
Infine sono stati analizzati Oltre Eboli del 1951 di Camillo Mastrocinque e Cristo non si è fermato a Eboli di Michele Gandin del 1952, anche rispetto ad un documentario anonimo su Savoia di Lucania inserito all'intero vol. 1, n. 5 della Rassegna mensile d'Europa. Di grande importanza CH4 In Lucania di Giuseppe Ferrara 1964, che racconta il passaggio delle comunità lucane prevalentemente agricole, a quella industriale, fenomeno registrato nella Val Basento. Documentario che racconta l'insediamento della grande azienda Eni nella piana di Ferrandina e del A.N.I.C. nel piana di Pisticci.
Il giorno 27 si chiude la rassegna per la Lucania con La Lucania Oggi, pietre miracolo e petrolio di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone (2004) e la musica del gruppo di Terranova del Pollino (Pz), Totarella.
La foto sopra, rappresenta Rocco Scotellaro tratta da un quadro di Carlo Levi.

mercoledì 3 ottobre 2007

La Strategia della Tensione

Video sulla "Strategia della Tensione", fenomeno che ha interessato l'Italia dalla fine degli anni '60 agli anni '80. Il video è stato presentato come progetto all'univeristà la Sapienza di Roma, facoltà Scienze della Comunicazione. Ho voluto questo video perchè questo periodo nel bene e nel male, ha cambiato le sorti del nostro Paese, sia in campo politico che sociale. Mi ha veramente incuriosito il fatto che molte di queste stragi ancora oggi non sono state risolti, alcune sono cadute in prescrizione, chissa perchè? Tante sono le associazioni che ancora fanno battaglia per sapere una verità nascosta sui fatti accaduti in questo periodo. Voi cosa ne pensate?

Questo video è consigliato ad un solo pubblico adulto. Ciao a tutti voi kinoki.

giovedì 20 settembre 2007

SICKO


Michael Moore colpisce ancora. Questa volta il suo bersaglio è il sistema sanitario statunitense che costringe migliaia e migliaia di persone a morte certa perché prive di un'assicurazione. Ma questo argomento non è che il prologo di Sicko perché in un breve arco di tempo l'attenzione si concentra su quelli che invece una copertura assicurativa ce l'hanno ma scoprono che le grandi e piccole società del settore escogitano qualsiasi strategia per evitare di pagare il dovuto. Moore conosce alla perfezione i meccanismi della denuncia e quando ci mostra persone rispedite a casa (con taxi pagato però) senza alcuna cura perchè non in grado di sostenere le spese di ricovero o un uomo che, essendosi tranciato falangi di due dita lavorando, ha dovuto scegliere quali farsi riattaccare e quali non sulla base del prezzo, colpisce il bersaglio. La situazione americana in materia ha superato il limite del sopportabile e l'accusa è precisa e circostanziata. Moore però mostra, ancora più che nei film precedenti, i suoi punti deboli. Non ama il contraddittorio se non per metterlo in ridicolo e in questa occasione ha deciso di escluderlo totalmente. Nessun dirigente delle Società di assicurazione compare nel documentario. Ciò che poi più colpisce è l'immagine da Alice nel Paese delle Meraviglie che ci propone delle società canadese, inglese e, in particolare, francese. In quei mondi tutto sembra essere perfetto e idilliaco in materia di assistenza medica. Sappiamo bene che non è così ma Moore non sa resistere alla tentazione di idealizzare rischiando così in realtà di indebolire un j'accuse assolutamente fondato. Quando fa scorrere sullo schermo con la grafica di Star Wars l'elenco delle malattie escluse da copertura assicurativa si ride ma lo si fa con l'amaro in bocca. Quando poi ci mostra i volontari che l'11 settembre 2001 si precipitarono a Ground Zero per aiutare nei soccorsi riportando malattie croniche che nessuno si preoccupa di aiutarli a curare non si ride più. Si pensa solo al cinismo e alla retorica della dirigenza di una grande nazione che 'usa' i propri veri eroi. Moore risponde a tutto ciò con il grottesco che gli è proprio. Subissato come tutti i suoi compatrioti da informazioni tranquillizzanti sul trattamento (anche dal punto di vista medico) dei detenuti di Guantanamo decide di portare i suoi volontari malati nella base americana per garantire loro le cure che l'Amministrazione Bush dichiara di prestare ai membri di Al Qaeda arrestati. Ovviamente non riesce nell'impresa e li fa curare dai medici di Cuba nelle cui farmacie un medicinale che negli States costa 120 dollari può essere acquistato per 50 centesimi. Questo lo ha fatto mettere sotto inchiesta per espatrio illegale e altre violazioni dell'embargo nei confronti di Cuba. È il tipo di clamore che il regista cercava? Forse sì. Forse no. Nonostante le esagerazioni di cui sopra resta però nello spettatore la sensazione che Moore creda profondamente alla frase di Tocqueville che inserisce nei titoli di coda: “La grandezza di un Paese si misura sulla sua capacità di porre rimedio ai propri errori".

Giancarlo Zappoli

WWW.mymovies.it

mercoledì 6 giugno 2007

Per un Mondo Pulito

"Al Gore espone una serie di dati scientifici inattaccabili, tabulati, previsioni sul nostro prossimo futuro e risposte alla domanda su come affrontare il riscaldamento globale del pianeta".


Salve ragazzi, come potete sentire da tutti i media, il "Mondo è ammalato". Ieri a Roma si è abbattuto uno strano temporale, pioggia misto grandine hanno dato problemi alla capitale. Le strade allagate, onde "anomale" nel Tevere, gente che correva a ripararsi dal nubifragio. Una scena quasi "apocalittica" ma, non ancora. Se noi continuiamo ad inquinare il mondo, le generazioni future avranno non pochi problemi.
Un mio amico, mi ha dato una stupenda idee per quest'estate, da presentare alla II Manifestazione Le Vie Dell'Arte, che si terrà in Rabatana a Tursi (MT), sensibilizzare le persone della nostra comunità, mostrando alcune sequenze di documentari, in particolare uno: "Una Scomoda Verità".
Questo prodotto è davvero sensazionale, di denuncia, dove in U.S.A. ha avuto grande successo ed è stato molto criticato dallo Stato americano, non avendo aderito ai trattati di Kyoto, congresso dove tutti gli stati del mondo aderivo alla proposta di diminuire i gas serra nell'atmosfera, solo U.S.A. e Australia non vi aderirono.
In questo film-docu vengono messi in luce tutti i passaggi dei cambiamenti climati della terra e le responsabilità che l'uomo ha avuto durante il passato a modificare il sistema globale climatico.
Spero che questo documentario riesca a colpire l'anima dei miei compaesani, riusciendo a dare una spinta a limitare tutte le cause che portano a questo sconvolgimento climatico.
Se avete dei materiali da indicarmi o da passarmi sono ben lieto di riceverli, per dare un segno in più al mio prodotto con la vostra collaborazione, se sono idee che volete sviluppare ne possiamo parlare su questo blog. Spero di averne tante kinoki.
Ciao a tutti con un mondo pulito

lunedì 14 maggio 2007

U.S.A. contro John Lennon

" Toccante documentario su una popstar all'apice del successo Dieci anni di vita della rockstar che raccontano come sia diventato un attivista convinto contro la guerra". Uscita nelle sale: 01/06/2007

"All We Are Saying Is Give Peace a Chance". Il mantra di John Lennon è stato uno degli inni rivoluzionari pacifisti con la più alta capacità di penetrazione nel mondo anglosassone e non. Il più 'politico' dei Beatles (che avrebbe scritto e musicato quell'evergreen che è Imagine) era all'epoca già entrato nella "fase Yoko Ono" che avrebbe poi portato alla dissoluzione del gruppo scatenando le ire dei fan e dando il via alle accuse nei confronti della compagna orientale del musicista. Questo documentario, che vede l'attiva collaborazione della vedova e che pertanto non può metterla in cattiva luce, ha comunque il pregio di mostrare, attraverso molti documenti inediti e interviste a chi all'epoca era entrato in contatto con il musicista, un'altra faccia della medaglia. È quella di una pop star all'apice del successo che, grazie forse anche a un'infanzia e adolescenza travagliate, sente il bisogno di fare qualcosa per un mondo che sia più in pace con se stesso. Sono gli anni della guerra nel Vietnam e Lennon è pronto a manifestare il suo dissenso in tutte le forme possibili. A partire dal "bed in" ad Amsterdam in favore della pace con la stampa ammessa periodicamente attorno al talamo nuziale fino all'attivo sostegno delle campagne anti Nixon negli States. Ed è qui che ebbe inizio il tentativo da parte dell'FBI di Edgar Hoover (che riferiva direttamente alla Casa Bianca) di espellere l'artista dal territorio americano. Perché giustappunto l'artista stava diventando sempre più 'politico' e riusciva, con il concerto di una sola serata, a far rivedere una sentenza che condannava pesantemente per l'uso di marijuana un'attivista pacifista. Questo Lennon era stato presentato all'epoca in Europa più come uno stravagante performer che come un impegnato militante. Le testimonianze di Walter Cronkite, di Angela Davis, di Ron Kovic (ricordate Nato il 4 luglio?), di George McGovern e di numerosi altri illuminano ora questo aspetto sinora mai abbastanza messo in luce della sua personalità. I Beatles all'epoca apparivano come il gruppo 'perbene' da contrapporre ai dissacranti Rolling Stones. Ma chi può ricordare un altrettanto partecipe attivismo politico da parte di Mick Jagger? Documentari come questo, che provvedono a far rivedere criticamente certi giudizi aprioristici, sono i benvenuti.

Giancarlo Zappoli

Qui sotto trovate il link del trailer del documentario U.S.A contro John Lennon.
http://www.mymovies.it/dizionario/trailer.asp?id=44685

sabato 5 maggio 2007

L'uomo con la macchina da presa - (Celovek s kinoapparatum)


Un film di Dziga Vertov. Genere Sperimentale, b/n, 87 minuti. Produzione Russia 1929

Se c’è un film refrattario a ogni tipo di schema narrativo è propria questo. Non c’è «storia», ma un semplice seguito di scene documentarie articolate secondo un montaggio molto complesso. Il pretesto è la vita quotidiana di una grande città (Odessa), in un giorno uguale a tutti gli altri. All’alba la città si ridesta e i proletari si affrettano versa il luogo di lavora, le macchine si mettono in moto, le strade si animano, l’agitazione urbana si fa sempre più febbrile... Poi arriva la pausa del mezzogiorno, c’è la siesta e, per alcuni privilegiati, ci sono le gioie della spiaggia. Cade la sera... Ma ecco che il proiettore sembra incepparsi, l’operatore è preso dal panico, lo schermo sembra dividersi in due... Il potere di quest’occhio meccanico è decisamente senza limiti.Parafrasando il titolo di un film similare di Walter Ruttmann su Berlino - Sinfonia di una grande città – si potrebbe definirla una Cacofonia di una grande città. Si direbbe che l’autore abbia voluto dimostrare che il realismo cinematografico è solo un’illusione cui lo spettatore deve strapparsi con una sforzo di analisi «dialettica»; che il cinema, per troppo tempo a rimorchio della letteratura e del teatro, abbia tutto l’interesse a far-giare un proprio linguaggio, foss’anche a prezzo di un certo narcisismo; che è dovere dell’uomo dalla macchina da presa» spezzare il processo alienante della narrazione e «seguire passo passo la vita». Da osservazione lucida e volentieri maliziosa della realtà, nasceranno forse le premesse di un uomo e di un’arte nuovi. A questo scopo Vertov moltiplica ricerche formali e sofisticati effetti di montaggio, passando per esempio da una sbatter di palpebre all’inquadratura di serrande che si alzano, o associando la toilette di una fanciulla alla pulizia di una città. Ma di qui a pretendere che, tramite questi accostamenti «significativi» (e che Dziga Vertov – alias Denis Arkadievil Kaufman, 1895-1954) chiama kinoglaz (cine-occhio), il cinema sia in grado di «decifrare il mondo visibile» e dunque di trasformarlo, c’è una certa distanza...Da I capolavori del cinema, Vallardi, Milano, 1990
Claude Beylie
Qui sotto trovate il link del trailer del film di Vertov e di come i Kinoki operavano con le loro macchine da presa (mdp).

lunedì 16 aprile 2007

Naqoyqatsi

Forse ricorderete un film uscito nel 1984, che fece molto parlare di sé per la particolare accezione in cui era stato utilizzato il veicolo-cinema. Questo film era "Koyaanisqatsi", opera prima di Godfrey Reggio, che alcuni anni dopo propose il suo "Powaqqatsi". Entrambi i titoli erano tratti dalla lingua Hopi, pellerossa dell'Arizona, e si trattava in tutti e due i casi di film privi di dialogo, un collage non-stop di immagini tratte dalla vita reale, che avevano lo scopo di denunciare situazioni nelle quali l'uomo con le sue scelte e le sue creazioni crea danni irreversibili a se stesso, ai suoi simili, agli animali: insomma a tutto il pianeta.
"Naqoyqatsi" è il terzo episodio di questa trilogia. Il titolo significa, tradotto letteralmente, "L'un l'altro uccidere molti vita". Le interpretazioni più profonde di questa frase parlano di vita poco considerata come valore, in un mondo in cui si uccide continuamente e senza scrupoli, di violenza autorizzata e civilizzata, di guerra come stile di vita ("Life as War"). Questa volta le immagini meravigliose montate in poco più di un'ora di pellicola ci parlano appunto di guerra, di nuove bombe sempre più micidiali, di alimenti che distruggono il nostro corpo, di fumo, alcool, droga. Ci raccontano la nostra dipendenza dai McDonald come dalle sigarette, dagli psicofarmaci e dalla TV, dai telefonini e da tutto ciò che ci crea l'illusione della perfezione.
In una fuga acceleratissma (quanto lo è la tecnologia nella quale viviamo ogni giorno) incalzata dalla stupenda colonna sonora, i flash del nostro mondo si susseguono, mostrandoci senza remore ma con molta poesia quello che tutti sappiamo ma teniamo nascosto a noi stessi: che stiamo distruggendo il mondo in cui viviamo, e che se non ci fermiamo non solo saremo certi di non lasciare nulla ai nostri figli, ma anche noi avremo ben poco da godere.
Un consiglio: superare lo scoglio dell'idea di un film senza trama nè dialoghi, per lasciarsi trasportare in questo viaggio allo stesso tempo angoscioso ma anche affascinante, senza nascondersi dietro falsi pudori, per vedere un aspetto di noi tutti che merita sicuramente di essere considerato.
Titolo: Naqoyqatsi (Naqoyqatsi - Life as War) Regia: Godfrey Reggio Sceneggiatura: --- Fotografia: Russell Lee Fine Interpreti: --- Nazionalità: USA, 2002 Durata: 1h. 09'